Un pomeriggio a Campotosto di Laura Quieti

Un pomeriggio a Campotosto. La primavera a 1300 metri di quota tarda quasi ad arrivare. Sui versanti esposti a sud primule, scille e orchidee sbucano impertinenti su tappeti di erba pressata dal peso della neve, mentre sui versanti ombrosi di nord resistono ancora chiazze dell’ultima neve che sembra voglia ricordare a tutti i costi il pesante inverno appena trascorso. A 1300 metri, nella provincia di L’Aquila, in un sabato ventoso le acque del lago di Campotosto  vengono increspate al pari di un mare le cui onde si infrangono sulle rive. Già, le rive, ben evidenti in questo periodo, dal momento che il bacino è sceso di oltre 4 metri con lo svuotamento programmato deciso a seguito del terremoto dell’ agosto 2016 per la sicurezza delle tre dighe che lo generano. I cartelli stradali indicano la direzione per la vicina Amatrice, ma anche il centro di Campotosto è tuttora martoriato, ferito dai cumuli di macerie tra cui emergono resti di una quotidianità interrotta. Ma i rumori di ruspe, di motoseghe, di camion dichiarano il desiderio di tornare alla normalità e nei punti di ristoro che si incontrano sulla circumlacuale si viene accolti da un sorriso non di circostanza, fiero e gentile come una tradizione senza retorica dipinge la gente d’Abruzzo. Approfitto anche io per scendere sulle rive di questo grande lago artificiale, il secondo più grande d’Europa e riserva naturale statale dal 1984; le spiagge non mancano e sono chiazzate da cespugli di ginestre che tra non molto inebrieranno l’aria con il loro profumo. In alcuni tratti sono evidenti le zone torbiere, dalle quali all’inizio del 1900 si raccoglieva torba come fonte combustibile, in altri tra marna e arenaria sbocciano fioriture tenaci mentre i monti circostanti fanno capolino per rispecchiarsi nello specchio d’acqua. Il tempo non concede altro, la temperatura scende in fretta e le nuvole si fanno più basse, simili ad un sipario che scende sulla scena. Ma ci saranno altre occasioni, perché la bellezza di una lago montano sta proprio nella volubilità del contesto stagionale. Laura Quieti.  GUARDA LE IMMAGINI